L' Economunione: nuovo modello di sviluppo aziendale di area vasta
Un modello innovativo di sviluppo, tra organismi non-profit e cooperativi, imprese e società civile, per debellare il degrado urbano e creare sviluppo ed occupazione, è quello del distretto culturale. Esso può essere definito come un sistema organizzato, territorialmente delimitato, di relazioni, il cui presupposto è caratterizzato dall’integrazione del processo di valorizzazione delle risorse culturali, sia materiali che immateriali, con il sistema delle infrastrutture che ne assicurino la fruibilità, delle organizzazioni che erogano servizi e con altri settori produttivi connessi.
Da un punto di vista organizzativo, la forma del distretto culturale deriva dal mondo industriale e, nello specifico, dal concetto di distretto industriale, col quale conserva dei punti in comune:
il legame tra prodotto e territorio;
la definizione di un preciso standard di qualità per i beni e servizi prodotti;
lo scambio di saperi, competenze e conoscenze tra gli attori della filiera;
la forte presenza del settore pubblico a sostegno della produzione.
Il distretto culturale, come modello di sviluppo territoriale, la cui finalità primaria è la valorizzazione dei beni culturali in esso presenti, non si costituisce in maniera spontanea. La sua implementazione è il risultato finale di un progetto condiviso e, in quanto tale, necessita di un’autorità comune, che definisca una strategia di intervento per il territorio e che ne individui la forma più appropriata di gestione, in cui gli attori pubblici e privati cooperino per la concretizzazione degli obiettivi.
La sua realizzazione ha la finalità, attraverso l’interazione fra le risorse culturali ed ambientali e gli attori della filiera, di rendere più efficiente ed efficace il processo di produzione di cultura e di ottimizzare, a livello locale, i suoi impatti economici e sociali, attraverso l’attrazione e la potenziale fidelizzazione di domanda ed offerta di nuovi attori sociali.
Parte fondamentale del distretto è la filiera, che caratterizza il bene complessivo locale: proprietari dei singoli beni, gestori delle risorse locali, imprese fornitrici di servizi, infrastrutture di mobilità, e di accoglienza e del tempo libero. Il processo di valorizzazione sarà così caratterizzato, in via principale, dalle attività per la tutela e per la gestione del bene comune e dalle attività per la fruibilità.